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Il portone in Legno

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C'è un portone in via Rovelli

se entri, subito dopo un piccolo androne, c'è una scala

in granito, che sale buia al piano sopra

e più avanti il cortile.

Da lì si vede tutta la casa, i davanzali coi gerani,

il ballatoio che percorre tre lati delle mura, le mamme che richiamano i bimbi a pranzo che poi salivano sprezzanti e armati di paura le buie scale.

E la signora Verga, sempre bella e sorridente, il signor Verga, coi suoi scarponi alla Van Gogh sempre esposti sul ballatoio ad asciugare dopo una gita in montagna.

Lui stava spesso sul ballatoio.

Gli piaceva impastare carta di giornale con acqua e farina e colla e farne casette o statuine rugose come il viso della moglie.

E in fondo al cortile una porticina verso l' avventura, oltre palme e fontane, tartarughe e animali esotici, nani da giardino e ninfe.

Era sempre aperto quel portone..

Ci passo ancora a volte ma è sempre chiuso. Automatico.

Ci passo per andare a suonare a un campanello e farmi aprire ma non l' ho mai fatto.

Forse per non scoprire che sono spariti gli scarponi, e le statuine.. e il bimbo che sale le scale.

O peggio, che le ninfe e gli animali esotici non sono mai esistite.

 Franca Alaimo - 20/10/2015 22:11:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Sì, è vero, la poesia italiana si avvia sempre più a sconfinare nella prosa; ma questo brano è solamente prosa, poiché gli mancano ritmo ed elebaorazione poetica del linguaggio. Considerato come tale, è un bel pezzo, pieno com’è di immagini fresche e autentiche. E molto significativa è anche la conclusione con quella riflessione sulla memoria, che talvolta è meglio non deludere, mettendo a confronto passato e presente. Basterebbe, però, lavorarci un po’ per ottenere un vero testo poetico.

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